L’immane catastrofe naturale che si è consumata in Turchia e Siria e che già conta migliaia e migliaia di morti, ci spinge non solo ad esprimere vicinanza ai popoli turco e siriano ma chiama tutti noi all’azione.
Il Governatore del Distretto Rotary 2031, Marco Ronco, assieme a quelli di altri distretti italiani e con il coordinamento dal DG 2042, si è subito messo in moto avviando le azioni di solidarietà da intraprendere. Così, insieme i Governatori hanno deciso di collaborare con Shelterbox Italia, organizzazione che ha competenze e risorse per intervenire sui luoghi del disastro, fornendo ciò che realmente serve. In particolare, ShelterBox è specializzata nella fornitura di tende attrezzate al servizio di sfollati e soccorritori.
Raccolta fondi per la Turchia e la Siria
Il Distretto, insieme agli altri distretti italiani, ha dunque attivato una raccolta fondi che i Soci, i Club e i Distretto vorranno destinare per gli aiuti immediati che verranno prestati tramite ShelterBox.
Tutti possono contribuire all’intervento umanitario tramite il Fondo Capone, creato anni fa proprio per intervenire prontamente in caso di eventi disastrosi come questo. I fondi effettuando un bonifico alle seguenti coordinate bancarie:
Intestazione: Rotary International – Distretto 2031 e 2032 Agenzia 15 Banco Popolare IBAN: IT 10 V 05034 01415 000000 134410 con causale “emergenza terremoto Sirya Turchia”.
Casa Maria è una struttura di accoglienza per orfani e bambini di strada che si trova a Ndaragwa, un villaggio del Kenya, situato sulla linea dell’Equatore, 211 km a nord-ovest di Nairobi.
La storia di Casa Maria
Ascoltiamo la storia del progetto Casa Maria, come raccontata dal suo fondatore Sebastiano Cocuzza, Primario Emerito di Pediatria e Past Govenatore del Distretto Rotary 2030.
In questo periodo, che mi rattrista per il futuro di tutti i nostri bambini, sento il desiderio e, in parte, l’obbligo di ripercorrere il mio progetto rotariano.
Sono passati 50 anni da quando Martin Luther King, aprì il suo discorso con “I have a dream”. La mia storia prende proprio l’avvio da questo messaggio; a mio avviso esistono due tipi di sogni: quello notturno, che perlopiù dimentichiamo, e quello ad occhi aperti, che possiamo realizzare, perché lo ricordiamo. Il mio sogno ad occhi aperti a favore dei più poveri, si chiama Baldo Children’s Home (Casa Maria in Italia) e nacque nel 2004.
Mi ritengo uomo fortunato: sono nato e cresciuto in una famiglia di sani principi, ho scelto la professione di pediatra e ho sposato una donna eccezionale che mi ha dato tre figli: oggi posso contare su dieci nipoti. È stata fortuna anche l’aver conosciuto tante care persone, che mi hanno sostenuto, incoraggiato e aiutato in ogni modo.
Tutta questa mia storia si realizza grazie a diverse occasioni fortuite (che giustamente le suore chiamano Provvidenza) ed inizia nel 1984, quando vinsi il concorso indetto dal Ministero degli Esteri Italiano per un posto di Professore di Pediatria all’Università Italo-Somala di Mogadiscio e di Direttore di un Reparto di Pediatria dell’Ospedale Pediatrico Benadir di Mogadiscio. Otto mesi splendidi che hanno cambiato la mia vita sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista professionale.
Al mio rientro in Italia con alcuni amici ho fondato l’associazione, ABA (Associazione Bambini Africani), che si proponeva di raccogliere fondi per trasferire in Italia bambini che non potevano essere operati in Somalia. Realizzammo, con successo, 17 interventi e i bambini poterono tornare nella loro casa in Somalia. Purtroppo questa esperienza meravigliosa terminò nel 1991 a causa della guerra civile che ha distrutto un paese affascinante.
Nel 1986, presentato da Bebetto Zunino, entrai nel Rotary: ecco un nuovo colpo di fortuna.
Per due anni ho sentito la mancanza dell’Africa, sino ad una nuova occasione fortunata: durante una riunione di medici volontari conobbi un medico che stava programmando la costruzione di una clinica oculistica presso l’Ospedale Mathari di Nyeri. Il tempo di fare i bagagli e partii per il Kenya, dove, per due anni, ho collaborato nel reparto di Pediatria.
Fu occasione di un altro incontro fortunato: mi trovavo con amici nella veranda di un bar a Naivasha, quando da una jeep scese un giovane con un pappagallo su un trespolo. Ci siamo riconosciti e ci siamo chiamati con lo stesso nome: “Sebastiano!”. Era un giovane medico che aveva fatto il suo tirocinio sotto la mia guida all’Università di Medicina per la specializzazione in Pediatria.
Volle mostrarmi dove lavorava a North Kinangop, in un Ospedale di riferimento per tutte le Missioni africane, di un livello forse superiore a tanti nostri Ospedali. Fu occasione per conoscere le “mie suore”. Il Rettore mi fornì orizzonti inaspettati, nacque un’istintiva e sincera amicizia che portò ad una collaborazione con risultati notevoli.
Con il contributo del Rotary organizzammo un laboratorio delle fleboclisi, sistemammo pannelli solari per l’Ospedale; furono acquistati 4 incubatrici, 2 ecografi ed un intensificatore di brillanza, ma soprattutto si costruì la Clinica Oculistica Chirurgica, che oggi è ancora in funzione.
L’occasione fornì ancora un colpo di fortuna, che, nel caso, definirei decisamente di “provvidenza”. Conobbi suor Teresa Kairu, un’infermiera che apparteneva alla Congregazione di Suore Italo-Africane, le piccole figlie di San Giuseppe di Verona. Era piena di sogni e speranze, continuava a raccontarmi i suoi progetti, che, purtroppo, si rivelavano superiori alle mie risorse e, per questo, rimanevano allo stato di sogni.
Quei sogni sono rimasti tali fino al 2002, quando ebbi una nuova occasione fortunata. Fui eletto Governatore del Rotary per il Distretto 2030, comprendente Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. L’incarico comportava numerose incombenze protocollari, ma metteva a mia disposizione notevoli risorse personali e finanziarie. Proposi al mio staff ed ai club del distretto di fare economia sulle spese e riuscii a raccogliere 450.000 euro, che donammo a suor Teresa per costruire un dormitorio per bambini “di strada”. Si unirono a lei suor Peris, suor Mary e suor Margaret e, più tardi, la giovane suor Regina.
Il mio braccio destro era, allora, il Segretario Distrettuale Giancarlo Burdese, del Rotary Club di Bra, che si prodigò con impegno totale alla realizzazione del progetto e che fondò l’ONLUS Ruota Amica per la gestione delle risorse disponibili.
L’orfanatrofio fu inaugurato nel 2004 grazie ai fondi messi a disposizione dal Distretto 2030 del Rotary International.
Un supporto finanziario notevole venne anche fornito dai giovani dei club Rotaract, che indicarono Casa Maria come Progetto Nazionale dell’Associazione. Voglio citarne alcuni: Andrea Contini, che fornì i fondi per la costruzione della Nursery; Jacopo Grillo che si occupò della casa pensionato per gli allievi; Guglielmo Pepoli che finanziò l’acquisto di un respiratore per l’Ospedale. Altri notevoli contributi furono elargiti dai Governatori del Distretto 2030 nei dieci anni successivi.
Oggi il complesso consta di quattro padiglioni: due per ragazzi e ragazze, due per bambini e bambine ed una nursery. Ospita in media di circa 100 bambini abbandonati, orfani di famiglie estremamente povere, che vengono accuditi dalle suore e da alcuni dipendenti della struttura. I bambini dai tre ai cinque anni usufruiscono di una scuola materna allestita all’interno, mentre i più grandi frequentano le Scuole di Stato, situate nelle vicinanze.
La sede è anche dotata di un forno elettrico per la produzione del pane, di un grande campo agricolo, di una stalla con mucche, di aree in cui si allevano conigli e polli che contribuiscono, in buona parte, al fabbisogno alimentare.
Tutti gli ambienti, compresi l’alloggio delle suore e la Guest House per visitatori e volontari, sono confortevoli e dotati di acqua corrente calda e fredda.
Per favorire gli aspetti economici della popolazione locale, proponemmo l’applicazione del “microcredito”. A suor Peris ne fu affidata la direzione. Quell’ingegnoso strumento di sviluppo economico ci ha consentito di incentivare il lancio di piccole attività produttive da parte della popolazione locale che viveva in condizioni di estrema povertà ed emarginazione. Alle donne della comunità venivano prestati somme in denaro per allestire attività agricole e artigianali.
Il prestito durava per tre anni e doveva essere restituito dopo tale data in rate minime. Se la somma veniva restituita era possibile accedere ad un nuovo prestito in microcredito. Grazie a suor Peris l’idea ha avuto un notevole sviluppo, con grande soddisfazione della comunità. I microcrediti elargiti sino ad oggi sono stati 32, tutti a buon fine, tranne un solo caso. La crescita della struttura non si è fermata. Presso la Missione di Ndithini, diretta da suor Nadia si acquistarono due apparecchiature per il controllo dell’AIDS; nel 2014 venne istituito un progetto di borse di studio, sovvenzionato in gran parte da soci rotariani, ma anche da amici e conoscenti. A tutt’oggi sono state consegnate a 14 ragazzi che, ottenuto il diploma di scuola superiore, le utilizzano per sostenere il costo degli stage di perfezionamento. Nello stesso anno, con il contributo dei Rotary Club del Distretto 2031 e la sovvenzione della Rotary Foundation, la struttura si è dotata di pannelli fotovoltaici ed ha provveduto al rifacimento dell’impianto di irrigazione del terreno agricolo. Nel 2020 i Rotary di Torino Castello, di Auxerre e di Alzenau, con l’apporto della Onlus italiana Insiemeperdonare, hanno finanziato l’acquisto di un nuovo pulmino per il collegamento con le scuole locali.
Non si può negare che il risultato di questa iniziativa dipende dal rilevante impegno del Rotary International, da sempre impegnato nella soluzione dei problemi che affliggono l’umanità. È la stessa organizzazione mondiale che ha lanciato il progetto PolioPlus, che sta provvedendo all’eradicazione della poliomielite. Il suo fondatore, Paul Harris, come Martin Luther King, ha sognato un mondo nel quale ingiustizie e povertà sono risolte e le relazioni amichevoli fra gli uomini sono diffuse e cementate.
Per tutti questi colpi di fortuna non posso che ringraziare chi mi ha aiutato a realizzare il mio sogno: le piccole figlie di San Giuseppe di Verona, i medici volontari che operano sul territorio africano, i rotariani e tutti gli amici che mi hanno accompagnato in questa grande avventura che ha trasformato in realtà il mio sogno di offrire a chi non la possedeva una vita senza fame, malattie e povertà, in pace, in amicizia e nel lavoro.
Di che cosa abbiamo ancora bisogno? Forse di un nuovo colpo di fortuna o forse della Provvidenza…
Progetto del Rotary Club Moncalieri per il recupero di attrezzature sanitarie
Naturalmente non si tratta di un errore di ortografia ma di un acronimo che recita: Banca per il Recupero di Apparecchiature e Materiale Sanitario.
È un progetto nato nel 1999 da una felice intuizione di Giorgio Crua, un entusiasta e infaticabile socio del Rotary Club Moncalieri; un progetto capace di esprimere al meglio lo spirito di servizio al quale il Rotary si ispira.
Il progetto si basa su alcune semplici considerazioni:
Nei paesi del Terzo Mondo le strutture ospedaliere sono quasi inesistenti, a fronte di una elevata necessità di assistenza medica efficace
Nel nostro Mondo l’evoluzione tecnica ha consentito uno sviluppo eccezionale, con l’introduzione continua di nuove metodologie e attrezzature. Questa evoluzione rende rapidamente obsoleti gli impianti tradizionali.
Il Rotary può mettere a disposizione le sue professionalità e la sua rete internazionale per organizzare l’informazione sulle disponibilità delle attrezzature e destinarle a chi ne ha bisogno.
Oggi il Rotary Club Moncalieri si propone di continuare l’azione generosa di Giorgio Crua costituendo un gruppo di responsabili del programma pronti a mettere la loro professionalità al servizio di BRAMS e di costruire un sistema informatico, che raccolga i dati relativi al materiale disponibile per offrirlo a tutte le associazioni umanitarie che ne sono alla ricerca.
Imballaggio del materiale e partenza di un container per Padre Nader (12 maggio 2015)